“Noi non possiamo essere imparziali, possiamo essere solo intellettualmente onesti.”
Gaetano Salvemini
La Fondazione
Fondata a Torino nel 1977, svolge attività di ricerca, di documentazione e di divulgazione nel campo degli studi di storia italiana e internazionale, con particolare riguardo alla storia politica e sociale contemporanea. A tal fine promuove convegni, organizza corsi di formazione e di aggiornamento didattico, finanzia ricerche, eroga borse di studio, cura pubblicazioni, provvede alla raccolta di fonti documentarie e all’acquisizione degli strumenti bibliografici, fornendo servizio di biblioteca, emeroteca ed archivio.
Nel richiamarsi idealmente a Gaetano Salvemini ha voluto riunire una pluralità di valori e di riferimenti. Innanzitutto il saldo ancoraggio agli studi storici come obiettivo prioritario di una ricerca che non si disperda nelle suggestioni dell’attualità politico-culturale, e, insieme, la determinazione di unire il rigore dello studio con l’impegno dell’intellettuale che fa della propria conoscenza strumento di partecipazione alle lotte civili e ideali del proprio tempo. Inoltre, nella vicenda personale del Salvemini maestro di cultura storica e di etica politica, si è voluto ritrovare ed evocare i fondamenti di una larga parte del pensiero laico italiano.
Infine, la concreta esperienza di vita di Salvemini, di un intellettuale meridionale che le circostanze politiche portarono in contatto con la Torino “operaia e socialista” del primo Novecento. In lui e attraverso di lui è stato possibile cogliere ancor oggi alcuni nodi emblematici: il difficile incontro tra Nord e Sud, fra intellettuali, società civile e mondo del lavoro; le permanenti radici etiche della politica nel suo intransigente antifascismo; il valore internazionale della cultura nel suo esilio americano.
Intorno a queste intuizioni e aspirazioni si è organizzato nel corso di alcuni decenni un lavoro culturale che ha visto la Fondazione Salvemini riannodare con tenacia i capi di un discorso articolato sul sociale e la complessità della sua storia.
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Conosci Gaetano Salvemini
Gaetano Salvemini nasce a Molfetta l’8 settembre 1873. È il secondogenito di dodici figli, dei quali solo nove sopravvissuti. Il padre, un piccolo proprietario terriero con un passato garibaldino e un’attività di istruttore al quale Gaetano addebiterà la responsabilità della mala gestione degli affari famigliari. Per la madre, invece, ha sempre provato una profonda ammirazione. Suo zio, un prete, gioca un ruolo fondamentale negli anni formativi del giovane Salvemini con l’insegnamento del latino.
Dopo un’infanzia trascorsa nella sua città natale, il giovane Salvemini riesce a ottenere una modesta borsa di studio all’Istituto di studi superiori di Firenze dove riceve l’influenza di Pasquale Villari, che lo considera il suo migliore allievo. Parallelamente ai suoi studi si concentra anche sull’attivismo politico, aderendo al Partito Socialista e collaborando dal 1897 alla rivista “Critica sociale”. Le sue battaglie riguardano il suffragio universale, l’antigiolittismo e la questione meridionale.
Dopo la laurea intraprende la carriera da insegnante e inizia a pubblicare le sue prime opere, come “Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295” e “La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze”. Diventa anche un apprezzato pubblicista del campo democratico-socialista e collaboratore dell’Avanti.
Il 28 dicembre 1908 la vita di Gaetano Salvemini viene travolta dal terremoto di Messina, città dove aveva ottenuto una cattedra universitaria. Questo causa la morte di sua moglie, dei suoi cinque figli e di sua sorella. L’evento crea inevitabilmente una ferita nella vita di Salvemini alla quale però risponde con un ulteriore attivismo intellettuale e politico.
Nel 1910 inizia a prendere le distanze dal Partito Socialista e in quello stesso anno pubblica “Il ministro della mala vita”, un testo estremamente critico della figura politica di Giolitti.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale da interventista si arruola volontario e fa una breve esperienza al fronte poiché viene congedato per malattia. Sulla pace di Versailles e sulla questione delle terre irredente Salvemini pubblica “La questione dell’Adriatico”, dove propone un compromesso per l’Italia, che avrebbe dovuto rinunciare alla Dalmazia, con Zara e Fiume città autonome.
Nel 1919 viene eletto deputato con il Partito dei combattenti ma non si ricandida nel 1921, invitando a votare PSI.
Nel frattempo, Salvemini diventato un professore di fama internazionale è solito tenere conferenze nelle principali università europee e americane.
Viene a sapere della marcia su Roma mentre si trova a Parigi e successivamente a questo evento Salvemini diventa un convinto antifascista. Il delitto Matteotti segna un punto di svolta che lo porta ad aderire al Partito Socialista Unitario e a pubblicare il periodico clandestino “Non mollare” insieme ai fratelli Rosselli.
Per via dei contenuti del giornale, che promuovevano il libero pensiero, di fatto disobbedendo al governo fascista, Salvemini viene arrestato nel luglio del 1925 e poi nello stesso mese viene liberato grazie all’amnistia per reati politici. Decide dunque di dimettersi dall’Università di Firenze e di lasciare l’Italia per trasferirsi in Francia.
Nel 1934 gli viene affidata la cattedra di “Storia della civiltà italiana” all’Università di Harvard. In questo periodo, con l’obiettivo di contrastare la propaganda fascista, pubblica tre opere in inglese “The fascist dictatorship in Italy”, “Mussolini diplomate” e “Under the axe of fascism”. Alla base di questi testi una convinzione: quella che potesse essere proprio una crisi esogena a far cadere il fascismo. Sarebbe stato essenziale quindi far conoscere all’opinione pubblica e ai decisori politici internazionali le pratiche del regime.
Rientra in Italia dopo la Seconda guerra mondiale nel 1947 e torna a insegnare proprio a Firenze due anni dopo. Continua la sua attività di pubblicista con la rivista “Il Mondo” e pubblica una ricostruzione della politica estera fascista fino alla guerra d’Etiopia intitolata “Prelude to World War II”.
Nel 1955 l’Università di Oxford gli conferisce una laurea honoris causa.
Muore il 6 settembre 1957 a Sorrento.